Export vino: garantire pari opportunità e libera scelta mercati
“Occorre puntare in maniera strategica sui mercati esteri per incentivare l’export di vino italiano, che fa da traino per tuttol’agroalimentare, sfruttando i cento milioni messi a disposizione dall’ Ocm vino Promozione Paesi terzi”.
Lo ha dichiarato l’On. Saverio De Bonis al tavolo di Filiera Vitivinicola, in rappresentanza della Confederazione LiberiAgricoltori che annoverano, tra le decine di migliaia di aziende associate, cantine e viticoltori in tutto il Paese.
Il tavolo è stato convocato per discutere il nuovo testo del decreto Masaf sull’Ocm vino deputato a recepire, da un lato, le osservazioni da parte della Commissione europea e della Corte dei Conti, dall’altro, per recepire ulteriori spunti.
Un po di dati
L’Italia è da sempre uno dei principali player del settore vinicolo mondiale. Il numero delle aziende vinicole è sceso in modo tendenziale fino a 310 mila unità come pure, è sceso a 38 mila unità del 2021 il numero delle cantine. Da qualche anno il nostro Paese conferma la propria leadership produttiva, mentre sul fronte del commercio con l’estero si posiziona secondo in valore dietro la Francia e, secondo in volume dietro la Spagna.
Con una quota pari al 14%, il vino è la voce principale per l’export agroalimentare italiano. Cresce l’export verso gli Stati Uniti (+2%) e verso la Germania (+3,1%), ma da ottime risposte anche la Cina, che ha segnato un +6,3% nel biennio 2021-2022. L’esportazione verso il Giappone registra invece un recupero (+15,0%) dopo un paio d’anni di stallo. Per quanto riguarda il consumo a livello mondiale la Cina dovrebbe raggiungere il secondo posto dopo gli USA.
“Al tavolo abbiamo evidenziato – prosegue l’On. De Bonis – che pur essendo opportuna una maggiore aggregazione dei produttori, è necessario fare attenzione affinché non ci siano barriere o briglie da parte dell’Europa: i potenziali beneficiari delle misure, in particolare i piccoli produttori, devono avere le stesse opportunità, anche in ordine alla libertà di scegliere la strategia di export più efficace e diversificata. Senza subire paletti eccessivi, ma guardando con attenzione ai mercati emergenti e ai nuovi consumatori che si affacciano al consumo di vino”.
Mercati emergenti
“Il Vietnam, ad esempio, è un mercato molto dinamico nel Sud-Est asiatico – precisa l’On. De Bonis dopo aver analizzato vari studi di mercato – è caratterizzato da un’economia in espansione con un aumento progressivo della classe media dei consumatori interessati a prodotti di qualità, che lascia ben sperare su un balzo nel consumo di vini italiani (+9,6%)”.
“Siamo certi – conclude l’esponente di LiberiAgricoltori – che gli spunti emersi dal tavolo di filiera, con un confronto allargato a tutte le associazioni maggiormente rappresentative, favoriranno il lavoro dei dirigenti del Ministero in modo da coniugare le esigenze di un settore strategico per l’export del Made in Italy con i rilievi espressi dalla Commissione Europea”.
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