AUTONOMIA: CONTRARI I GOVERNATORI DI FORZA ITALIA

I Governatori di Forza Italia puntano i piedi sull’autonomia differenziata, mentre le altre forze in campo appaiono come tanti personaggi pirandelliani in cerca di autore, contraddittori e incapaci di trovare una strategia comune. Molti di loro entrano in conflitto con le loro storie e verità dei fatti, che variano a seconda dei propri sentimenti, valori e ragioni. Forza Italia è molto più credibile. 

I SINDACI NON SCALDANO LE PIAZZE, VILLONE CRITICA LE (SUE) SCELTE DI CENTRO SINISTRA SENZA RACCOGLIERE FIRME, CARTA DI VENOSA E’ GELOSA E PINO APRILE DOPO AVER  LITIGATO CON TUTTI LANCIA INUTILI PETIZIONI.

A fermare l’Autonomia saranno i governatori di Forza Italia e il Presidente Berlusconi. Aprile&Co se ne facciano una ragione! Anche perché mentre a Milano le piazze si riempiono con oltre dieci mila persone, in difesa dei diritti civili LGBT, a Napoli la musica è moscia.

Infatti i sindaci del Recovery, filo-PD, che sulla carta sarebbero tanti, ogni volta che si radunano sono sempre meno, i cortei restano vuoti e, gioco forza, ci si chiude in quattro gatti nelle sale. 

Tutti confidavano sulle truppe di Pino Aprile, ma siccome hanno rotto con Carta di Venosa, con DemA e con Cateno De Luca per ragioni di strabismo politico, solo De Magistris (DemA) è riuscito a portare un pò di calabresi. Ed ha poi esclamato: “Non capisco questa scelta di chiudersi in una sala, di non cercare la partecipazione della gente, della piazza”.

In realtà quella che doveva essere una manifestazione contro l’autonomia differenziata, si è trasformata in un convegno dei papaveri del Pd. Hanno ripetuto a se stessi ciò che è già noto a tanti: “L’autonomia differenziata è pericolosa perchè spacca il Paese” ed ancora “regionalizzare alcuni servizi significherebbe indebolire lo Stato”. Hanno però dimenticato di dire che Bonaccini in Emilia Romagna è stato tra i primi a firmare le pre intese nel 2018 a favore dell’autonomia differenziata.

E’ bene premettere che l’unità della Repubblica e l’eguaglianza dei diritti vanno difesi anzitutto con la battaglia politica. Ma non esiste nessuna riforma testuale della Costituzione che potrà mai di per sé bloccare la deriva verso la frantumazione sostanziale del paese, se le forze in campo NON SONO CREDIBILI. 

Il caso di Pino Aprile è eclatante.

Dopo aver litigato con tutti per manifesta incapacità politica (lui in verità lo ha sempre dichiarato) la sua associazione è passata da 3 mila iscritti ad appena quaranta soci! Riducendo all’osso la sua associazione, ha perso l’incarico di direttore a LaC News24 e non è più riuscito ad alimentare le vendite dei suoi libri. Alle ultime elezioni politiche, dopo tutti questi guasti che lo hanno allontanato da amici storici, per avere qualche seggio parlamentare ha provato ad agganciare  i cinque stelle prima e Cateno De Luca poi.

Il motivo potrebbe essere riconducibile alla sua deludente esperienza: quando si è presentato alle elezioni di Napoli e Bologna le liste di M24A (oggi MET) Equità Territoriale hanno preso percentuali da prefisso telefonico, entrambe lo 0,3%.

Ecco perchè le forze politiche gli hanno risposto: “ma se hai tutti questi lettori, che potrebbero essere elettori (solo sulla carta), perchè non raccogli le firme con le tue truppe e ti presenti in Parlamento?“.

De Luca ha almeno dimostrato di avere in Sicilia 500 mila elettori, ma Pino Aprile ha venduto solo 500 mila copie di libri che non si sono tradotti in consensi. Si era illuso di parlare a dei lettori che sarebbero diventati elettori. Ma non è andata così. A Napoli ha preso solo mille voti che si sono dimezzati a Bologna. Solo Pedicini non se ne è accorto.

Non pago di questo infruttuoso agire politico, di recente, dopo varie trattative insieme a Pedicini si è ripresentato da Cateno De Luca per aderire al suo movimento “Nord chiama Sud” e ha dovuto subito ritirarsi perchè ha capito che non avendo numeri (se non quelli virtuali) nella federazione di De Luca non avrebbe avuto spazi. Nè lui, né Pedicini.

Ora nel tentativo disperato di rilanciarsi si sono inventati un’ ultima farsa: una ennesima petizione contro il Ddl Calderoli dopo aver fatto fallire un movimento che era nato proprio per queste ragioni. Una vera e propria contraddizione.

Di certo, indebolire l’Italia privilegiando gli interessi economici padani non è mai saggio, ma non è neppure sensato che al Sud le forze in campo siano nutrite da personaggi pirandelliani in cerca di autore. Soggetti contraddittori e incapaci di trovare una strategia comune. Si assiste ad un continuo passaggio dalla tragedia alla commedia. Vari attori entrano in conflitto con le loro storie personali e le verità dei fatti, che variano a seconda dei propri sentimenti, valori e ragioni (quasi sempre economiche).

D’altro canto Calderoli sarà anche un medico chirurgo, ma in tema di riforme non ha brillato. La legge elettorale è l’unica legge nella storia della Repubblica che sia stata definita in modo spregiativo dal suo autore: una «porcata».

Più chirurgica sembrerebbe la riforma Villone che non essendo medico, bensì costituzionalista del centro sinistra, le riforme le sa maneggiare meglio. Pino Aprile, invece di perdere tempo con inutili petizioni, confondendo le idee, farebbe meglio a promuovere il disegno di Villone.

L’Autonomia voluta a sinistra

Tuttavia il sindaco De Caro (barese) ha ricordato a Napoli e alla sua parte politica, che tutto è partito proprio dalla riforma del Titolo V della Costituzione, voluta dalla sinistra di Villone. Che per inseguire la Lega sul terreno delle riforme, nel 2001 apri un varco all’interno della Costituzione senza produrre consensi nel Paese.

Villone, emerito costituzionalista del Pd, in un’ intervista a Radio Radicale del 24 giugno 2022 (Video Villone), ha ammesso candidamente che le scelte del centro sinistra sono state un “errore politico”; ed ha affermato di aver votato nel 2001 la riforma del titolo V per volere dello stato maggiore del centro sinistra, mentre Berlusconi era contrario.

Ma perchè Villone all’epoca, oltre a segnalare il suo dissenso, non ebbe il coraggio di astenersi? O di dimettersi?

Oggi, pentito tardivamente insieme al PD e a De Caro, propone una legge di iniziativa popolare per riformare la Costituzione. Tuttavia servono 50 mila firme che non ci sono. Il motivo è semplice. La gente non firma perchè ha capito che la loro è tutta una farsa.

Governatori puntano i piedi

I governatori di Forza Italia,  dopo aver approvato l’autonomia sia in conferenza delle Regioni che in consiglio dei ministri, per dovere di coalizione, adesso sono sul piede di guerra.

Riuniti ad Arcore dal Presidente Berlusconi prima che fosse ricoverato in ospedale  hanno detto chiaramente: “Prima di procedere con l’autonomia dobbiamo sapere quanto avremo a disposizione per i servizi essenziali. Altrimenti non reggiamo”. “Il Sud deve essere messo in condizioni di partire alla pari con il Nord, altrimenti sarebbe una presa in giro”, hanno aggiunto i governatori.

Del resto, che la loro contrarietà non sia solo di facciata lo stanno dimostrando sulle energie rinnovabili. La Sicilia, la Calabria e la Basilicata hanno già dichiarato che, a tutela della fiscalità regionale,  bloccheranno i permessi per installare i pannelli solari e le pale eoliche se non ci saranno ricadute finanziarie dirette in loco.

Il caso di Vito Bardi in Basilicata è ancora più virtuoso

La Basilicata, ad esempio, pur non essendo regione autonoma, in un periodo di inflazione, è riuscita a dimostrare come sia possibile, negoziando efficacemente, produrre vantaggi ai cittadini lucani con il gas gratis. In venti anni di centro sinistra al potere non ci era riuscito nessuno, ma questo Pino Aprile&Co non lo dicono perchè faziosi.

Il Grande Nord può attendere

Ecco perchè parlare dei Lep, solo attraverso il Comitato dei 62 saggi, senza definire le coperture finanziarie, metterà in seria difficoltà il cammino della legge in Parlamento.

Nelle more della definizione dei Lep sui diritti di cittadinanza (Salute, Istruzione, mobilità), la legge prevede che le funzioni di sistema escluse (State, Porti, Aeroporti, Ferrovie, Ambiente, Energia, Beni culturali, Protezione civile molto altro) possano essere trasferite “nei limiti delle risorse previste a legislazione vigente”.

Tradotto significa che se le cose restano immutate il criterio della spesa storica viene cristallizzato: più risorse per i maggiori servizi già esistenti al Nord e meno al Sud. E, attraverso intese, una macro regione del Nord per non frammentare funzioni di sistema.

Sebbene la Lega abbia immaginato questo percorso “insidioso” a due tappe, la netta presa di posizione dei Governatori di Forza Italia, che hanno capito la portata del disegno di un Grande Nord, cambia totalmente lo scenario politico.

Sia chiaro, Berlusconi è contrario tutt’ora anche se sta in ospedale. Noi gli facciamo tanti auguri di pronta guarigione perchè sarà proprio lui, spinto dai governatori che Pino Aprile&Co tentano di denigrare, a bloccare questo cammino infausto per il Sud. Del resto sappiamo tutti che anche all’interno di Fratelli d’Italia, che da sempre professa il valore della nazione, ci sono perplessità verso una deriva dell’Italia frammentata in staterelli preunitari.

Comments (1)

  • Enzo Maiorana rispondere

    Caro Saverio se i Governatori fossero veramente contrari potrebbero farla bocciare dai rispettivi partiti .FI ha la possibilita perche senza il suo appoggio cade il Governo Il resto sono chiacchiere

    26 Aprile 2023 a 12:01

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