Crisi energetica e idrogeno verde

Un passo indietro..

Vent’anni fa l’allora presidente dell’OPEC Ahmed Zaki Yamani dichiarò davanti ai maggiori produttori di petrolio del pianeta che l’età della pietra non era finita perchè erano finite le pietre, mostrando così una grande consapevolezza della natura effimera di qualsiasi risorsa. Era un grido di allarme per le economie che si basavano solo sull’estrazione e la vendita di energie fossili.

Oggi le pietre ci sono ancora, ma molte di meno. Nel frattempo, il mondo è cambiato e ha cominciato a produrre energia in modi diversi e nuovi rispetto ad allora. Adesso ci troviamo in mezzo di una crisi energetica per ragioni che non c’è bisogno di spiegare, una crisi che riguarda proprio le fonti fossili dato che uno dei principali paesi produttori è in guerra ed è sottoposto a sanzioni commerciali.

Idrogeno verde e rinnovabili, un investimento a breve termine

Non di rado il progresso nasce dalla necessità, e i salti tecnologici sono innescati da periodi di crisi e anche dalle guerre. Quindi, rimango stupito quando leggo affermazioni riduttivistiche per le quali le pietre (le fonti fossili) sarebbero l’unica possibile soluzione ancora oggi: così il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli.

Il quale va predicando che l’ idrogeno verde e rinnovabili sono obiettivo troppo a lungo termine: ineluttabile riesumare addirittura il carbone. Sappiamo bene che è molto più facile far arrivare un carico di petrolio o di gas liquido piuttosto che cambiare il sistema infrastrutturale ed energetico del continente. E crediamo anche che quei rifornimenti, nel qui ed ora, ci servano.

Questo non significa che non si debba investire, nell’immediato, nell’ idrogeno, nel fotovoltaico e nelle altre energie pulite. Una tale scelta libererebbe la Basilicata dall’impatto che le estrazioni hanno avuto sul suo ambiente e farebbe del Sud un nuovo hub energetico.

E inoltre, cosa non banale, l’infrastrutturazione, produzione, stoccaggio e distribuzione dell’ idrogeno verde e delle altre rinnovabili creerebbero milioni di posti di lavoro anche utilizzando l’eccesso di capacità produttiva nell’eolico.

La crisi energetica e i suoi danni

Questa probabilmente non sarà l’ultima crisi energetica che ci riguarderà; invece la crisi climatica potrebbe essere l’ultima visto che, come dice la totalità della comunità scientifica, è a rischio la sopravvivenza stessa dell’intero pianeta.

Ieri nel nord dell’India e in Pakistan si sono registrati 50 gradi all’ombra. Una condizione praticamente invivibile che provoca lo spostamento di intere popolazioni da una regione all’altra del pianeta. Non meno allarmanti sono i fenomeni di siccità che colpiscono le regioni del nostro Mezzogiorno e che si stanno espandendo anche nel Nord Italia: come dicono i ragazzi che si battono per salvare il pianeta, “non abbiamo un pianeta B”.

 

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